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Non impazzisco per i dolci a meno che non contengano mele.
La torta di mele e lo strudel hanno popolato le mie merende infantili; avevamo sempre mele in balcone grazie a nonni, amici e parenti e mia mamma, da buona trentina, ne ha sempre fatto buon uso: dalla salsa di mele e cipolle per le carni al risotto con le mele fino alle frittelle di mele (quelle spesso me le sogno!)
Le mele, soprattutto cotte, sono anche un cavallo di battaglia della cucina macrobiotica, un dolce naturale che coccola lo stomaco e aiuta nell'equilibrare la glicemia soprattutto nei primi periodi di eliminazione degli zuccheri semplici (la notoria voglia di dolce o buco allo stomaco).
E quindi ho fatto una torta di mele.
impasto del post precedente
4/5 mele medie (qualità a vostro gusto, a me piacciono le annurka)
1 cm di radice di zenzero
succo di un limone
2 cucchiai di sciroppo d'acero
Togliete l'impasto dal frigo e dividetelo in due (uno per la base, uno per il coperchio) e spianatelo con un mattarello. La pasta deve essere sottile ma non trasparente altrimenti di aprirà in cottura facendo fuoriuscire il ripieno. Rivestite con uno dei due impasti una teglia antiaderente coperta di carta forno; mettete l'impasto per il coperchio su un foglio di carta forno e mettete il tutto in frigo.
Tagliate a cubetti le mele, grattugiate lo zenzero, mettete tutti gli ingredienti (mele, succo di limone, sciroppo d'acero, zenzero) in pentola, mescolate e fate cuocere per 10 minuti, in modo da asciugare un pochino le mele ed evitare che tutto il succo esca durante la cottura in forno rendendo troppo umida la base. Se il liquido fosse troppo, scolatene una parte. Fate intiepidire e accendete il forno a 180°.
Tirate fuori gli impasti dal frigo, versate le mele, pareggiate bene il ripieno e coprite con il resto dell'impasto unendo bene i bordi con l'aiuto di un pochino di acqua.
Fate dei tagli sulla superficie del dolce così da far fuoriuscire il vapore e spennellate il tutto con una miscela di acqua e succo d'acero.
Fate cuocere il forno per 40 minuti.
Servite tiepida o a temperatura ambiente.
Si sa non amo i dolci, ma il periodo finto autunnale e la speranza dell'inverno mi portano a desiderare di essere in grado di proporre dolci a ospiti, amici, parenti e persino marito che non siano solo la mousse al cioccolato (troppo fredda e yin) o i budini. Spesso rimedio chiedendo agli ospiti di portarsi il dolce che preferiscono, ma non sempre è possibile.
Di contro amo poco le margarine di soia, per quanto utilizzabilissime, a me non ne piace molto l'odore e sono spesso peggio di un cane da trifola.
All'inizio dell'estate complice una scorribanda al supermercato bio preferito e una serie infinita di ricette lette in rete, mi sono convinta a comprare l'olio di cocco solido. Con qualche resistenza iniziale dovuta al fatto che è un alimento tropicale e dall'odore pareva una crema abbronzante.
In effetti è rimasto in dispensa intoccato fino alla scorsa settimana, quando presa da un momento di cucina matta e furibonda ho deciso di fare una torta e ho sperimentato (e variato) un impasto trovato in rete (Cleà e Food52 sopra tutti).
Mi sono ricreduta sull'olio di cocco, sa di crema abbronzante sia mentre si impasta, sia in cottura (per non parlare delle mani), ma è assolutamente insapore e dona fragranza e giusta consistenza agli impasti.
Se avete una casa fresca tenete l'olio di cocco fuori dal frigo, se no mettetelo in frigo e ricordatevi di tirarlo fuori almeno un'ora prima, altrimenti dovrete usare uno scalpello.
Nel farlo comportatevi come con qualsiasi impasto burroso, ovvero mani fredde, tavolo per impastare freddo e, se usate la planetaria o il frullatore (che per gli impasti veloci come questo va benissimo, evita di sporcare e viene molto meglio), bicchiere in frigo.
Inoltre dopo aver ottenuto l'impasto piazzatelo nel frigo per almeno mezz'ora (serve anche a far rilassare la maglia glutinica e quindi a fargli perdere elasticità) e dopo averlo steso nella teglia rimettetelo nel frigo per altri 30 minuti e comunque fino al momento dell'utilizzo. Questo eviterà che il grasso venga rilasciato e di ottenere una torta unticcia.
Come misura ho utilizzato le cup ... mi sono innamorata dei misurini a forma di cuore trovati da Tiger ovvero l'ikea della stupidaggine (a Milano ce ne sono ben due in centro e quindi pericolosamente vicini al mio ufficio). Hanno accessori da cucina colorati e deliziosi.
1 cup e 1/4 di farina 0
1 cup di farina semi-integrale
1/2 cup di olio di cocco solidificato
1 cucchiaio di sciroppo d'agave o malto di riso
1/2 cup di acqua
1/2 cucchiaino di sale fino
Mettete in un'impastatrice o frullatore tutti gli ingredienti solidi e mescolate bene; unite a filo prima lo sciroppo d'agave/malto e poi l'acqua fermandovi quando comincerà a fare le briciolone.
Versate tutto su una spianatoia, date una veloce impastata tanto da ottenere una bella palla elastica, avvolgete nella pellicola e piazzate in frigo.
La prossima volta vi dirò con cosa l'ho riempita ... il marito ancora non ci crede!
Un'estate buffa, iniziata tardissimo, con poche settimane di vero e terrificate (per me) caldo, settimanali tempeste d'acqua e con le vacanze, in parte, ancora da fare.
Un'estate in cui ho cucinato il meno possibile, godendomi una straordinaria pigrizia fatta di amiche (anche amici, ma è stato un periodo molto femminile), libri, gomitoli, piante e gatti.
Ora mi godo l'avvicinarsi delle vacanze e della subitanea ripresa a ottobre di lavoro, corsi di vario genere e trantran vario.
Il mio unico appuntamento settimanale è stato quello con la pasta madre e la panificazione.
L'allergia ai lieviti e un marito che ha definitivamente abbandonato le orride brioche della mattina (nemo profeta in patria, sono l'unica macrobiotica in famiglia e tale sono destinata a rimanere) per un più salutare pane e marmellata, mi costringono a fare il pane tutte le domeniche.
Ho però una pasta madre parecchio allegra e quindi spesso mi ritrovo a fare, oltre a un enorme panone, anche simil piadine, pizza o focaccia.
Questa è la mia focacciona al rosmarino.
250 gr di pasta madre rinfrescata
350 ml di acqua
1/2 cucchiaino di sale
20 ml di olio per l'impasto + 20 ml per la superficie
500 gr di farina (ho mischiato farina 0 e integrale)
tanto rosmarino fresco
sale grosso
Sciogliete bene la pasta madre nell'acqua (se si usa la pasta madre meglio che l'acqua si fresca, massimo a temperatura ambiente, mai tiepida o peggio calda), poi unite olio, sale, farina e impastate fino a avere un impasto elastico e liscio. Più si impasta meglio è.
Mettete a lievitare in una ciotola leggermente unta e coperta da un panno umido. Se la stanza è fredda, cacciate la ciotola nel forno con la luce accesa.
Quando l'impasto sarà raddoppiato, lavoratelo senza sgonfiarlo troppo e stendetelo in una teglia. Allargatelo bene e poi copritelo con una pellicola per alimenti leggermente unta, in questo modo potrà ri-lievitare senza seccarsi.
Aspettate che l'impasto raddoppi di nuovo, accendete il forno (statico) a 220° e fate una miscela con 20 ml di olio e altrettanto di acqua e spalmatela sulla focaccia facendo dei piccoli buchi con le dita.
Sciacquate il rosmarino fresco, lasciatelo leggermente umido così non brucerà in cottura e spargete gli aghi sulla superficie della focaccia insieme a qualche grano di sale grosso.
Infornate a mezza altezza e cuocete fino a quando la superficie non sarà dorata.
Se l'anno scorso mi potevo lamentare del caldo assurdo, ora devo solo starmene zittina, anche se Milano continua a essere una città dove bastano 5° in più per avere afa, asfalto appiccicoso e persone pazze che mettono i condizionatori a 17° (e che ancora non hanno capito come faccio a manometterli).
Tutto è in ritardo, sul mio terrazzo le piante hanno un'aria primaverile, i gelsomini stanno ancora fiorendo, i mandarini mi hanno mandato a quel paese (col piffero che mettiamo fuori i fiori prima dei 32° costanti), le insalate ci mettono il doppio a crescere abbastanza da farsi mangiare e i peperoncini hanno cominciato a far frutti mentre ero a prendere il sole in Sardegna.
Una sorta di eterno autunno che mi ha messo una voglia matta di colore ovunque: compro solo cose ipercolorate e cucino cibi che mi trasmettano una forte allegria.
La macrobiotica è anche questo o meglio deve essere anche questo: niente cibi tristi o sempre uguali, nulla di pallidino, ma mettere nel piatto allegria, freschezza e stagionalità. Usate il cibo come una tela, mixate le consistenze e i profumi.
La ricetta di oggi è però merito del marito, anche se io ho fatto un paio di variazioni non approvate ...
20/30 pomodorini secchi
1 peperoncino fresco, aromatico o piccante a vostro gusto
1 acciuga
la mollica di un panino integrale raffermo (se poi lo fate voi con la pasta madre, meglio)
2 spicchi d'aglio fresco
tante belle foglioline di timo fresco
3 cucchiai di olio extra vergine
sale
pasta a vostro gusto
Sciacquate velocemente i pomodorini e asciugateli.
Tagliate a filettini sottilissimi i pomodori e il peperoncino e lamelle sottili l'aglio.
In una padella scaldate l'olio, metteteci pomodorini, peperoncino, acciuga e aglio e fate andare a fuoco bassissimo per almeno 30 minuti, controllando sempre che tutto non bruci (l'aglio se volete dopo una decina di minuti potete anche toglierlo). In questo modo l'olio diventerà di un meraviglioso colore rossastro e i pomodorini diventeranno morbidi.
Fate bollire l'acqua e gettate la pasta.
In un cutter o a coltello tritate grossolanamente mollica e mandorle.
Poco prima scolare la pasta, buttate in pentola la mollica e il timo, fatela saltare per bene, poi unite la pasta.
Potete anche aggiungere pinoli, uvetta, olive o capperi.
Dopo mesi di poche novità da cucinare, di troppi impegni e di mancata primavera (oddio, oggi ci sono le temperature di marzo ...) rieccomi: ero in letargo e di uscire dalla mia calda grotta non se ne parlava proprio.
D'altronde non mi sono quasi azzardata a cucinare cibi più freddi e primaverili: le temperature erano polari e le verdure stesse non erano un granché. Il mio corpo ha ancora bisogno di zuppone calde più che di torte salate e verdure crude.
Persino il mio terrazzo ha vegetato fino a fine a aprile ... e le piante mi guardano ancora con odio per avergli tolto tutte le copertine ed ho passato (passo e credo passerò, viste le previsioni) troppo tempo a ripararle dall'eccesso di pioggia più che a goderne i frutti.
L'unica cosa molto coltivata durante gli scorsi mesi è stata la pasta madre.
Suicidatane una due anni fa causa trasloco e troppo poco tempo a disposizione, ho deciso di riniziare a produrre pane e pizza con la pasta madre grazie a un'allergia ai lieviti che è tornata a tormentarmi e alla decisione molto autonoma (ehmmm) del marito di abbandonare la colazione con brioche per quella con pane e marmellata.
Me ne sono fatta regalare un pezzetto da un'amica speciale e così sono tornata ai vecchi riti di rinfreschi e cura del "blobbino".
Ho una pasta madre molto attiva, che raddoppia in meno di due ore e che a volte avanza e così quando non abbondo in pane o pizza o focaccia, la trasformo in una via di mezzo tra la piadina e il chapati.
Non ci sono dosi, se non prendere la pasta avanzata, farla lievitare per un'ora al caldo e poi farne tante palline da appiattire con il mattarello e cuocere sulla piastra fino a un leggero abbrustolimento della superficie,
All'impasto potete aggiungere erbe aromatiche fresche o secche, buccia di limone, semi di sesamo etc.
Si cuociono e si servono belle calde, magari con hummus e cuscus.
Il curry è uno dei miei cibi coccola: caldo, colorato, morbido e pieno di profumi.
Viste le previsione dei prossimi giorni (è la prima volta che a marzo il mio terrazzo è ancora in assetto invernale) potrebbe diventare la portata principale del pranzo di pasqua.
Mi rimette al mondo durante le giornate di pioggia o quando sono molto stanca. Il profumo del curry e del basmati sono gli unici odori di cibo che riesco a tollerare fino a sera.
Ne faccio sempre in quantità industriali in modo da averne un po' nel congelatore come forma di pronto soccorso quando torno a casa troppo tardi o non ho voglia di pensare a cosa ho nel frigo.
Mi basta solo aggiungere del basmati integrale o semi integrale come accompagnamento e ho la cena perfetta.
Inoltre è un ottimo svuota frigorifero e si può fare più o meno con tutto.
Per le spezie potete usare la pasta di curry thai (ne vado pazza, è un mix geniale), i mix per curry già pronti o sbizzarrirvi con curcuma, cardamomo, assa fetida, cannella, peperoncino, zenzero etc.
Di solito lo preparo la sera per il giorno dopo in modo che tutti i sapori si assestino e si mescolino per bene.
Il latte di cocco può essere sostituito dal brodo vegetale (non usate mai il latte normale o peggio la panna); la cremosità è data dalla lunga cottura.
Se volete 5 minuti prima di servire potete unire dei gamberi sgusciati.
2 cipolle gialle
2 spicchi d'aglio
1 cavolfiore diviso a cimette
1 patata dolce grande
1 lattina di latte di cocco da cucina
1 cucchiaino colmo di pasta di curry thai giallo
1 pezzo di zenzero fresco di 3 cm
il succo di un limone o di un lime
2 cucchiai di olio di sesamo o di arachidi bio
prezzemolo o coriandolo fresco
brodo vegetale qb
Affettate molto sottili le cipolle e lo zenzero e tagliate a tocchetti la patata dolce (di solito sono enormi).
In un pentola di ghisa o adatta alle cotture lunghe, scaldate l'olio con la pasta di curry e metà dello zenzero. Quando le spezie cominciano a profumare, unite le cipolle con un pizzico di sale, mescolate bene e stufate fino a quando non diventeranno trasparenti.
Unite il cavolfiore e la patata, mescolate bene e coprite con brodo vegetale.
Quando il brodo si sarà assorbito unite il latte di cocco e fate cuocere per almeno altri 30/40 minuti.
il tutto dovrà essere quasi disfatto e morbidissimo.
Aggiustate di sale e di piccantezza unendo altro curry (fatto scaldare in un pentolino a parte con pochissimo olio) o del peperoncino.
15 minuti prima di servire unite del prezzemolo o coriandolo fresco tritato, lo zenzero e il succo del limone.
Servite con del basmati o del riso a chicco lungo cotto a vapore.
Se c'è una cosa che non sopporto è buttare via il cibo; non sono una maniaca dell'utilizzo dello scarto (ci fanno intere trasmissioni e alcune cose mi lasciano piuttosto scettica), ma i gambi di alcune verdure sono buonissimi soprattutto se cucinati freschi.
Massimo, il mio spacciatore verdurifero, ha quasi sempre broccoli e cime di rapa spettacolari e se mi ricordo di cuocerle nel giro di 24/36 ore posso utilizzarle quasi al completo. Diversa è invece utilizzare quelle robine mollicce e depresse che a volte si possono scovare nel frigo quando per troppi giorni si è fuori casa o ci si dimentica di fare pulizia prima delle ferie. In questo caso ci si può fare la "zuppa del senso di colpa" o del buon dado vegetale (se non sono cavoli).
L'altro giorno mi sono ritrovata con gambi di broccolo, cime di rapa e parte verde dei porri e ne ho fatto una vellutata deliziosa, perfetta per questi giorni di pioggerella uggiosa che fa entrare il freddo nelle ossa.
Tutti i parenti dei cavoli hanno oltre a notevoli proprietà antiossidanti, anche il pregio di scaldare nel profondo i reni e di farci sentire caldi con uno sforzo minimo.
Un cucchiaio di miso fuori fuoco renderà questa zuppa un vero trattamento di bellezza per il vostro corpo.
Non ci sono dosi esatte perché quando si tratta di scarti non si possono fare previsioni.
gambi di broccolo
gambi di cime di rapa
foglie esterne e dure delle cime
parte verde dei porri
olio extra vergine d'oliva qb
brodo vegetale
sale
1 cucchiaio di miso (qualità a vostro gusto)
Mentre pulite le verdure, separate i gambi o le parti esterne dure e filacciose. Togliete la parte più esterna dei gambi dei broccoli e dei porri (sono durissime e spesso molto sporche o rovinate) e fate il tutto a pezzetti.
In una pentola dal fondo pesante mettete un cucchaio di olio e saltate prima i porri poi tutte le altre verdure per qualche minuto. Coprite di brodo vegetale o di acqua a cui avrete aggiunto un cucchiaio di dado vegetale, meglio se fatto in casa e fate cuocere fino a quando tutto non sarà morbidissimo.
Passate la minestra al minipimer, aggiustate di sale e pepe, unite fuori fuoco il miso e servite ben caldo con dei crostini.
Se volte aumentare la densità della zuppa, unite anche dei fagioli già cotti.
Periodo indaffarato e convulso per svariati impegni, alcuni molto felici, altri un po' meno, ma tant'è la vita non sempre ci regala strade spianate e piene di sole e a volte su queste strade perdi amici e compagni.
Tra le cose molto molto felici c'è di sicuro l'aver fondato insieme ad altri otto insegnanti la scuola Happy Tai Chi e aver avuto la possibilità di praticare la forma su un palco insieme a Enrico Intra e Tullio De Piscopo. Un momento a dir poco emozionante e pieno di ispirazione.
Questo fine settimana saremo all'Olis Festival, se siete a Milano e volete conoscere meglio il tai chi, potreste venirci a trovare.
Unite contro il cancro e la maglia continuano a dare tante soddisfazioni, siamo riuscite a fare una bella donazione alla LILT e febbraio è il mese della presina a favore di un'associazione benefica del mio paesino. Chi fa la maglia o l'uncinetto può partecipare e mi può trovare su Ravelry come Petula1.
Poi poi poi ci sono tanti altri progetti in corso, alcuni riguardanti anche la macrobiotica!
Tutto questo giustifica una volta di più la mia voglia di cibo coccoloso, morbido, caldo e pieno di sapore, che mi scaldi il cuore e l'anima. E che abbia il vantaggio di non essere troppo complicato o lungo da preparare, perfetto nelle serate in cui torno tardi dai corsi, il marito fa più tardi di me (che per altro detesta il seitan) e il tempo per la cucina si riduce a 15 minuti.
I crauti di accompagnamento sono perfetti in questa stagione: sono ricchissimi di vitamine e sali minerali, in più essendo un prodotto fermentato aiutano il fegato e i reni in previsione della primavera.
150 g di seitan tagliato a cubotti
2 cucchiai colmi di senape dolce
1 cucchiaio colmo di senape di digione
1 cucchiaio di olio extra vergine qb
2 cipollotti
acqua qb
1 cucchiaino scarso di maizena
sale qb
In una ciotola miscelate le due senapi, mezzo cucchiaio di olio, un pizzico di sale, la maizena e acqua abbastanza da ottenere un composto non troppo liquido.
Affettate i cipollotti e stufateli con il restante olio e un pizzico di sale, unite il seitan e fatelo dorare da tutte le parti.
Unite infine la miscela di senape e fate cuocere per una decina di minuti. Se dovesse addensare troppo unite l'acqua a cucchiai.
Servite caldo con tanti crauti, condite con un po' di olio e del cumino (io li mangio appena scaldati senza nulla, ma son strana, si sa).
BUON ANNO!!!!
Non ho ancora capito se il 2012 mi è piaciuto o no, ci son state tante cose buone, ma sul finire (e purtroppo anche sull'iniziare) ho detto addio a un po' troppe persone.
Ho iniziato l'anno dall'altra parte del mondo (sempre la stessa da qualche anno), girando a piedi una città che amo molto ed evitando l'eccesso di cibo che caratterizza da sempre il periodo delle feste.
Tornata in Italia, forse a causa del jet lag che mi fa avere fame ad orari assurdi, ho una voglia matta di cibi caldi, morbidi e molto coccolosi.
Mi sono mancati tutti i cavoli e i loro parenti, che in Giappone non usano moltissimo, e quindi ho provveduto a riempire subito la dispensa di crucifere di ogni genere.
Oddio a dir il vero, ho dato la lista della spesa al marito con scritto un broccolo, un cavolfiore e mi sono ritrovata due broccoli e due cavolfiori di dimensioni ipertrofiche.
I gnocchi sono il mio cibo preferito, quello da ultimo pasto del condannato; quando la mia mamma vuole coccolarmi sul serio mi fa gli gnocchi, di pane, di patate, di farina poco importa, a me piacciono sempre.
Se li fate con le patate, chiedete quelle vecchie, le nuove o simili non vanno bene, al posto degli gnocchi vi ritroverete un bel purè. E se le patate son buone, userete poca farina (e non metteteci l'uovo che tanto stanno insieme benissimo senza).
Questa volta Gnocchi con salsa di cavolfiore e pistacchi
600 gr di patate vecchie
farina qb
un cavolfiore piccolo
2 cucchiai di pesto di pistacchi o 3 cucchiai di pistacchi macinati fini
1/2 spicchio di aglio
il succo di mezzo limone
erba cipollina
sale
pepe
olio extra vergine
Cuocete al vapore le patate con la buccia, sbucciatele calde e passatele nello schiacciapatate (non usate mai e poi mai il robot da cucina).
Mettete la massa calda sulla spianatoia e unite farina fino ad avere un impasto lavorabile e non appiccicoso.
Fate tante biscioline, tagliate gli gnocchi e passateli o sul rigagnocchi o sulla forchetta o sul retro di una grattugia.
Metteteli su dei vassoi infarinati, fateli asciugare per un paio di ore e poi cuoceteli in acqua bollente salata, appena emergono scolateli con una schiumarola e conditeli.
Fate a cimette il cavolfiore e cuocetelo sempre al vapore fino a quando non sarà molto morbido.
Frullate con il frullatore a immersione il cavolfiore, il pesto di pistacchi, il succo di limone (dà una nota acida piacevole e mantiene bianco il cavolfiore), l'aglio, sale e pepe, olio exrtavergine e un pochino di acqua calda fino a ottenere una salsa vellutata e liscissima.
Conditeci i gnocchi.
PS Se fate troppi gnocchi, congelateli distesi sui vassoi e poi metteteli in tanti sacchetti. Se invece vi avanza salsa, unite un cucchiaio di fecola per renderla un pochino più densa (se è già densa di suo, meglio) e avrete un ottimo patè per i crostini.