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La ricetta, anche se non è una ricetta, non è mia e sta ovunque sul web.
E tanto meno è macrobiotica, nel senso rigido della parola.
E' venerdì e, dopo una settimana così umida che penso mi cresceranno le branchie, ci vuole una coccola.
Non amo i dolci in generale, non riesco da sempre a mangiare dolci prima delle 10 del mattino e, in generale, i dolci a fine pasto mi nauseano e se fosse per me le pasticcerie fallirebbero e ammetto di amare poco anche i dolci naturali o macrobiotici.
Amo di fondo solo il cioccolato, possibilmente a barrette, fondente sopra l'80% e mai sopra i 18° di temperatura esterna.
Sono strana e molto petulante ;DD
Ma la panna di cocco dovevo provarla, sono una scimmia curiosa e poi poteva essere un'alternativa golosa da proporre agli amici (i quali, se vengono a casa, sanno di doversi portare il dolce).
In effetti è buonissima. Da consumare a piccole dosi, ma ha il pregio di durare bella montata anche due o tre giorni in frigo.
Avete un barattolo di latte di cocco in dispensa e non sapete che farne (a parte ottimi curry)?
Beh cacciatelo in frigo per tutta una notte, il giorno dopo apritelo, levate la parte più liquida (non buttatela, ma tenetela da parte e usatela per verdure, curry o zuppe), mettete la parte solida in una ciotola e montatela con le fruste elettriche fino a quando non sarà bella soda e spumosa.
Non è necessario aggiungere zucchero, al massimo un po' di estratto naturale di vaniglia.
E' è più o meno buona con qualsiasi cosa, ma pure da sola per una golosa e goduriosa trasgressione. Con un pezzo di cioccolato mega fondente è perfetta!
Un bel modo per ricominciare a prendere i ritmi giusti, senza nessun buon proposito.
Le vacanze di Natale mi hanno regalato dei ritmi lenti, tanta tranquillità e molte ore di silenzio; ora tocca rientrare nel mondo senza dimenticare un dono del genere.
... e magari depurandosi un pochino dopo gli stravizi natalizi.
Perfetto è un marito che va al supermercato (io, per contratto, non ci metto piede da 5 anni limitandomi la mercato locale e ai più divertenti negozi bio) e torna con verdure che lo incuriosiscono: ultima in ordine di apparizione il cavolo nero in grandi quantità.
Così ne è nata una sorta di ribollita o zuppa dei due fagioli.
E' perfetta: cavolo ricco di flavonoidi e sali minerali, fagioli riscaldanti e nutrienti (il legume dei reni, organo invernale per eccellenza), cottura lunghissima, ancora riscaldante e rinvigorente.
In più va cotta la sera e mangiata a pranzo o a cena il giorno dopo in modo da consentire ai sapori di legarsi meglio e quindi è ideale se si hanno ospiti a cena e non si vuole far tutto all'ultimo minuto; è anche una meravigliosa schiscetta.
2 mazzi di cavolo nero
1 tazza di fagioli cannellini secchi
1 tazza di fagioli borlotti secchi (io li avevo congelati freschi)
1 cipolla
1 carota
1 costa di sedano
1 spicchio d'aglio
1 rametto di rosmarino
un cucchiaio di timo fresco (o un cucchiaino di secco)
brodo vegetale
peperoncino
4 cucchiai di olio extra vergine
La sera prima mettete a mollo i fagioli per 10 ore e poi cuoceteli partendo da acqua fredda con un mazzetto di odori e uno spicchio d'aglio. Quando sono quasi cotti, scolateli e metteteli da parte.
Tritate aglio, peperoncino, cipolla, carota e sedano e metteteli in una pentola larga con il fondo pesante insieme all'olio, al peperoncino e a un pizzico di sale e fateli stufare.
Lavate le foglie del cavolo nero e tagliatele a pezzi, schiacciando con il coltello la vena centrale legnosa (in questo modo la romperete, diventerà morbida in cottura e eviterete di fare troppo scarto).
Al soffritto unite i fagioli e il cavolo e fate saltare per un paio di minuti poi coprite con il brodo vegetale e fate cuocere per almeno due ore.
Per avere una consistenza più cremosa, frullate un paio di mestoli di zuppa.
Mettete al fresco per almeno una notte e il giorno dopo fate cuocere di nuovo per un'ora.
Prima di servire, in un pentolino scaldate appena un cucchiaio di olio con il rosmarino e il timo tritati e poi versate sulla zuppa.
Servite bollente con fette di buon pane vecchio o passato al grill (e magari fatto da voi) sfregato d'aglio. C'è chi, come mio padre e mio marito, mette il pane sul fondo dei piatti, ma a me non piace molto la consistenza e quindi preferisco tenerlo a parte e romperne dei pezzi nella zuppa man mano che mangio (ognuno è anomalo a modo suo).