Nella blogosfera anglofona e francofona gira da un paio di settimane un nuovo questionario ovvero "Quali sono i cinque cibi (piatti, pietanze, prodotti in genere) che hanno fatto parte della vostra infanzia e che ancora oggi ricordate con nostalgia?"
Sono stata una bambina molto più interessata alla cucina che al mangiare, anzi fino ai 16 anni ho considerato i pasti un odioso rito da consumare in fretta...pasticciare invece era una cosa che avrei voluto durasse per ore.
Da sempre sottopeso (ho il metabolismo di un velocista...) ho fatto impazzire mia madre nel farmi mangiare carne e verdure...ci sono però cibi dei quali ancora oggi riesco a rievocare consistenza e profumo.
Come si noterà ero ben lontana dalla macrobiotica....;-) per fortuna!
Lascio il questionario a Cenzina del Cavoletto, a Oliver e Nicky di Delicious Days e al conterraneo Rusvitt di Tirebouchon.
Io vado in vacanza per una decina di giorni tra Toscana e Parigi (macrobiotica e pura goduria ;-)), riuscirò a postare impressioni e foto più che ricette...
Gli strangolapreti della mamma (i gnocchi in generale)
Sono gnocchi di pane e spinaci conditi con burro fuso tipici di Trento. Mio fratello e io avevamo la possibilità di scegliere cosa mangiare un sabato sera a turno e io sceglievo invariabilmente o gli strangolapreti o i gnocchi di patate. Ho imparato a farli, credo, a quattro anni, ma ancora oggi sono legati a mia mamma. E' capace di farmeli a Ferragosto e senza burro pur di farmi contenta.
Lo zelten della mamma
Dolce tipico trentino a base di frutta secca (da non confodere con quello altoatesino) di cui ogni famiglia ha una ricetta segreta e così mia mamma. Ogni Natale ne prepara circa 35 da regalare ad amici e parenti. Così ogni pomeriggio di dicembre della mia infanzia (e non solo) è trascorso nella lunga preparazione di questo dolce: spaccare le noci, pulire le mandorle e tagliare a pezzetti tutta la frutta, impastare e decorare. Freddo fuori, caldo e dolce in cucina...pomeriggi di chiacchiere e operosità.
Per me coincide con l'odore del Natale e forse è l'unica ricetta di cui non passerò mai la ricetta (mia mamma mi ucciderebbe).
Bagnetto con le acciughe delle zie
Ero una bimba ben strana: allora come oggi non andavo matta per i dolci, ma per tutto quello che era salato e per i sapori forti. Le mie zie, sia quella di Torino sia quella di Novara, preparavano una salsa a base di prezzemolo, aglio, olio e un goccio di aceto in cui venivano messe a bagno le acciughe dissalate. Il bagnet è in Piemonte la tipica salsa da bollito, ma definisce anche le salse in cui i cibi vengono "messi a bagno" e ci si può sbizzarrire dalle uova al pesce fino ai peperoni.... Ne mangiavo delle quantità incredibili ed ero forse una delle poche bambine il cui fiato a 5 anni era degno di un torinese il lunedì mattina (dopo la bagna cauda domenicale)...ancora oggi ne vado matta.
Pane e salame della duja
Il salame della duja è un salame sottograsso tipico del Novarese (il nome deriva dal coccio dove veniva messo a stagionare). Mi ci hanno tirata sù: visto che ero inappetente e sottopeso mi venivano consentiti più sgarri che agli altri bambini. Di non poca imporatanza era poi il fatto che sia i miei nonni sia i miei zii lo producevano e quindi ne avevamo a chili nel frigo e in cantina.
Ancora oggi il suo odore mi ritrasporta nella cucina di mia zia in cascina quando mi veniva preparata la michetta con fette di salame alte un dito e, quando c'era, anche un pochino di burro.
Pizza Catarì
Mia mamma non ama preparare tutto ciò che deve lievitare a lungo e mia padre detesta la pizza, questo ha voluto dire che fino all'adolescenza di pizza e focaccia ne ho mangiata ben poca. Negli anni Settanta erano, però, comparsi nei supermercati i primi preparati per piazza istantanea, quasi ogni domenica d'inverno mia mamma ne preparava una teglia con prosciutto e mozzarella....mi pareva di mangiarne sempre troppo poca. Questo giustifica il fatto che io non solo adoro pizza (senza la mozzarella per altro) e focaccie, ma le paste lievitate sono il mio cavallo di battaglia in cucina ;-)). La pizza Catarì è tuttora in vendita e nei momenti di massima nostalgia o tristezza mi è capitato di prepararmela...il sapore è lo stesso! Magia della chimica ?
Uno dei miei ricordi d'infanzia più forti è però il dito di vino che prima una zia senza figli poi mio padre hanno cominciato ad aggiungere alla mia acqua (solo nei giorni di festa, però ;-)) a partire dai cinque anni....questo ha fatto di me una macrobiotica che apprezza il buon vino, soprattutto quello rosso e terroso del Piemonte.