Soup of the Day: Zuppa di funghi (quasi un classico)
Nemmeno un post da mesi. Non ce l'ho fatta per l'autunno, per Natale e nemmeno per Capodanno: pigrizia, un po' di cose da fare e un sacco di scuse.
Mi rotolo nella cenere per coloro che mi hanno scritto (alcuni urlato pure dalla Val d'Aosta) chiedendomi nuovi post. Meglio tardi che mai.
Vivere a Londra mi fa perdere il senso del tempo. Mi pare un attimo che sono partita e una vita che mi mancano famiglia e amici. Mi pareva di aver scritto poco tempo fa e invece era agosto (udiu!!!!!).
Ho passato quasi un anno a conoscere la città (e non ho ancora finito visto che la maledetta crea nuovi spazi ogni volta che ti distrai) e ora sto cominciando a tirare le fila su cosa voglio fare per la prossima metà della mia vita: le idee sono tante, alcune folli, alcune confuse, ma piano piano vedo la luce.
Mollare tutto a 30 anni non è facile, farlo con molti anni di più e tante sicurezze (casa, lavoro, famiglia) è destabilizzante. Mi aiutano un marito che è una roccia, per quanto ing, e vent'anni di pratica di tai chi: le mie due costanti in un anno così rivoluzionario.
In compenso studio, faccio corsi (inglese e qigong), knitto e crochetto come se non ci fosse abbastanza lana in tutto il Regno Unito e leggo come una matta.
Cominciamo con quella mini rubrica su Londra e la vita britannica, che ho promesso mesi e mesi fa e partiamo dal più facile.
London: My Fussy Way.
Food (1)
Sfatiamo il mito che a Londra, e in generale in Inghilterra, si mangi male.
Si mangia male o bene come in tutto il resto del mondo. Solo che qui c'è il resto del mondo da provare.
Non mi rivolgo a chi vive qui: gli italiani sono una comunità fortissima e ormai si trova quasi tutto qual che si trova a Milano, il resto te lo manda la mamma o te lo vai a prendere durante le vacanze (le mie valigie sono imbarazzanti). Io trovo la mia pasta preferita, la Rummo, nel Sainsburys, vicino a casa più o meno allo stesso prezzo di Milano e quasi sempre in offerta.
Se siete turisti e in due giorni a Londra e cercate di mangiare italiano (cosa che ho sempre trovato oltremodo da idioti) facile che finite in una catena dove vi rifilano le lasagne con il cheddar o la pasta al sugo di pomodoro con aceto balsamico. Evitate Pizza Express o Jamie Italian, lui è tanto carino e divertente, ma i suoi ristoranti molto meno.
Il caffè non è un granché e sarà sempre troppo lungo, ma se proprio non resistete Caffè Nero ha i baristi italiani o potete rifugiarvi da un Nespresso. Parlo per sentito dire, il caffè mi fa schifissimo.
E non mi fucilate, ma per me la cucina italiana non è la migliore del mondo, è una delle tante molto buone a patto di sapere dove mangiare o di saperla cucinare.
Io amo i pub, mi piace il sidro, il fish&chips e la soup of the day con tanto di fettona di pane a lievitazione naturale. Il burro che la accompagna di solito se lo mangia l'ing.
I pub buoni a Londra sono decine e decine.
Sceglieteli per la birra o il sidro e usate siti come Londonist o Time out, se siete sotto i 40 anni.
Ce n'è uno ogni 50 m e il mio preferito è giusto dietro casa, ma se siete in centro e amate il sidro, The Green Man non è niente male.
Non andateci di venerdì. Tutti, ma proprio tutti, escono dall'ufficio e passano al pub per una birra, quindi anche i più sfigati dei pub sono strapieni.
Come e più delle chiese i pub sono la base della vita sociale britannica. Un popolo che riesce a non parlare del tempo solo con un minimo legale di alcol in corpo (timidezza, fairplay, introversione, fate voi) ne ha un assoluto e costante bisogno.
I paesi, anche i più minuscoli, quelli fatti da due vie, una chiesa, due case e 1000 pecore, ne hanno almeno due. Ci si va per mangiare (si mangia a casa il meno possibile), bere e chiacchierare, almeno con il barista. Ci si può fare pure colazione.
E si sono evoluti: facile che nel menu ci sia un piatto vegetariano, vegano o gluten free.
Ci sono posti poi i gastro pub, luoghi meravigliosi, spesso persi nel più assoluto nulla, dove mangi splendidamente in un'atmosfera più rilassata. Alcuni si sono guadagnati anche le stelle Michelin, come quello di Tom Kerridge, i cui programmi di cucina sono per me un mito almeno come quelli di Mary Berry.
Il migliore dove ho mangiato, nello Yorkshire, prevedeva una camminata a piedi di 30 minuti superando muretti, campi, stalle, fattorie e pascoli con decine di pecore (e cacca annessa). Si poteva usare anche la macchina, ma aldilà delle decine di curve in strade strettissime, sarebbe stato meno divertente.
La ricetta (quella sempre).
Zuppa di funghi
1 patata media
1 porro
500 gr di funghi misti
50 gr di farina di polenta
1 C di olio extra vergine di oliva
sale
timo
prezzolo
È una delle mie solite svuota dispensa. Tutto sta nei funghi. Ho scoperto che gli inglesi non solo ne vanno matti, ma ne hanno decine di tipi diversi più o meno locali.
Qui ad esempio trovo gli shitake e i maitake freschi!!! Nel questo caso ho messo chesnut (gli champignon marroni che hanno un sapore notevole), galletti, shitake, enoki, oyster (i nostri orecchioni).
Affettate il porro, soffriggetelo leggermente con un cucchiaio di olio extra vergine. Salate. pepate e unite la patata a pezzi e dopo qualche minuto i funghi. Fate saltare e poi coprite di acqua o brodo vegetale a cui aggiungerete la farina di polenta.
Potete anche scegliere di usare solo patate o solo polenta, ma a me è piaciuta la consistenza, non troppo da purè e non troppo da polenta.
Portate il tutto a cottura e frullate, unendo acqua o brodo fino a una consistenza non troppo densa.
Sistemate di sale, unite prezzemolo e timo tritate e servite con fettone di pane, leggermente tostato e passato di aglio o anche senza nulla.
PS Se proprio non sapete che fare sono su Instagram ... oddio sono foto di gatti, parchi, Londra e tanti calzini :)