martedì, gennaio 10, 2017

Soup of the Day: Zuppa di funghi (quasi un classico)

Nemmeno un post da mesi. Non ce l'ho fatta per l'autunno, per Natale e nemmeno per Capodanno: pigrizia, un po' di cose da fare e un sacco di scuse.

Mi rotolo nella cenere per coloro che mi hanno scritto (alcuni urlato pure dalla Val d'Aosta) chiedendomi nuovi post. Meglio tardi che mai.

Vivere a Londra mi fa perdere il senso del tempo. Mi pare un attimo che sono partita e una vita che mi mancano famiglia e amici. Mi pareva di aver scritto poco tempo fa e invece era agosto (udiu!!!!!).
Ho passato quasi un anno a conoscere la città (e non ho ancora finito visto che la maledetta crea nuovi spazi ogni volta che ti distrai) e ora sto cominciando a tirare le fila su cosa voglio fare per la prossima metà della mia vita: le idee sono tante, alcune folli, alcune confuse, ma piano piano vedo la luce.
Mollare tutto a 30 anni non è facile, farlo con molti anni di più e tante sicurezze (casa, lavoro, famiglia) è destabilizzante. Mi aiutano un marito che è una roccia, per quanto ing, e vent'anni di pratica di tai chi: le mie due costanti in un anno così rivoluzionario.
In compenso studio, faccio corsi (inglese e qigong), knitto e crochetto come se non ci fosse abbastanza lana in tutto il Regno Unito e leggo come una matta.

Cominciamo con quella mini rubrica su Londra e la vita britannica, che ho promesso mesi e mesi fa e partiamo dal più facile.

London: My Fussy Way.

Food (1)
Sfatiamo il mito che a Londra, e in generale in Inghilterra, si mangi male.
Si mangia male o bene come in tutto il resto del mondo. Solo che qui c'è il resto del mondo da provare.
Non mi rivolgo a chi vive qui: gli italiani sono una comunità fortissima e ormai si trova quasi tutto qual che si trova a Milano, il resto te lo manda la mamma o te lo vai a prendere durante le vacanze (le mie valigie sono imbarazzanti). Io trovo la mia pasta preferita, la Rummo, nel Sainsburys, vicino a casa più o meno allo stesso prezzo di Milano e quasi sempre in offerta.
Se siete turisti e in due giorni a Londra e cercate di mangiare italiano (cosa che ho sempre trovato oltremodo da idioti) facile che finite in una catena dove vi rifilano le lasagne con il cheddar o la pasta al sugo di pomodoro con aceto balsamico. Evitate Pizza Express o Jamie Italian, lui è tanto carino e divertente, ma i suoi ristoranti molto meno.
Il caffè non è un granché e sarà sempre troppo lungo, ma se proprio non resistete Caffè Nero ha i baristi italiani o potete rifugiarvi da un Nespresso. Parlo per sentito dire, il caffè mi fa schifissimo.
E non mi fucilate, ma per me la cucina italiana non è la migliore del mondo, è una delle tante molto buone a patto di sapere dove mangiare o di saperla cucinare.

Io amo i pub, mi piace il sidro, il fish&chips e la soup of the day con tanto di fettona di pane a lievitazione naturale. Il burro che la accompagna di solito se lo mangia l'ing.
I pub buoni a Londra sono decine e decine.
Sceglieteli per la birra o il sidro e usate siti come Londonist o Time out, se siete sotto i 40 anni.
Ce n'è uno ogni 50 m e il mio preferito è giusto dietro casa, ma se siete in centro e amate il sidro, The Green Man non è niente male.
Non andateci di venerdì. Tutti, ma proprio tutti, escono dall'ufficio e passano al pub per una birra, quindi anche i più sfigati dei pub sono strapieni.

E rassegnatevi, qui si mangia presto. Alle 9 di sera molti pub (a Londra e soprattutto fuori Londra) chiudono le cucine.

Come e più delle chiese i pub sono la base della vita sociale britannica. Un popolo che riesce a non parlare del tempo solo con un minimo legale di alcol in corpo (timidezza, fairplay, introversione, fate voi) ne ha un assoluto e costante bisogno.
I paesi, anche i più minuscoli, quelli fatti da due vie, una chiesa, due case e 1000 pecore, ne hanno almeno due. Ci si va per mangiare (si mangia a casa il meno possibile), bere e chiacchierare, almeno con il barista. Ci si può fare pure colazione.
E si sono evoluti: facile che nel menu ci sia un piatto vegetariano, vegano o gluten free.
Ci sono posti poi i gastro pub, luoghi meravigliosi, spesso persi nel più assoluto nulla, dove mangi splendidamente in un'atmosfera più rilassata. Alcuni si sono guadagnati anche le stelle Michelin, come quello di Tom Kerridge, i cui programmi di cucina sono per me un mito almeno come quelli di Mary Berry.
Il migliore dove ho mangiato, nello Yorkshire, prevedeva una camminata a piedi di 30 minuti superando muretti, campi, stalle, fattorie e pascoli con decine di pecore (e cacca annessa). Si poteva usare anche la macchina, ma aldilà delle decine di curve in strade strettissime, sarebbe stato meno divertente.



La ricetta (quella sempre).
Zuppa di funghi

1 patata media
1 porro
500 gr di funghi misti
50 gr di farina di polenta
1 C di olio extra vergine di oliva
sale
timo
prezzolo

È una delle mie solite svuota dispensa. Tutto sta nei funghi. Ho scoperto che gli inglesi non solo ne vanno matti, ma ne hanno decine di tipi diversi più o meno locali.
Qui ad esempio trovo gli shitake e i maitake freschi!!! Nel questo caso ho messo chesnut (gli champignon marroni che hanno un sapore notevole), galletti, shitake, enoki, oyster (i nostri orecchioni).
Affettate il porro, soffriggetelo leggermente con un cucchiaio di olio extra vergine. Salate. pepate e unite la patata a pezzi e dopo qualche minuto i funghi. Fate saltare e poi coprite di acqua o brodo vegetale a cui aggiungerete la farina di polenta.
Potete anche scegliere di usare solo patate o solo polenta, ma a me è piaciuta la consistenza, non troppo da purè e non troppo da polenta.
Portate il tutto a cottura e frullate, unendo acqua o brodo fino a una consistenza non troppo densa.
Sistemate di sale, unite prezzemolo e timo tritate e servite con fettone di pane, leggermente tostato e passato di aglio o anche senza nulla.

PS Se proprio non sapete che fare sono su Instagram ... oddio sono foto di gatti, parchi, Londra e tanti calzini :)







giovedì, agosto 18, 2016

Sù e giù e un crumble

Ho trascorso le settimane estive facendo sù e giù tra Italia, Londra e Nord dell'Inghilterra, anche se ho scoperto che la definizione di Nord è fonte di discussioni interminabili tra gli inglesi stessi.

Al di là di tutte le discussioni sul Brexit (noi abbiamo deciso di darci tempo e poi decidere se restare o spostarci in altro luogo europeo, non più l'Italia ...), l'Inghilterra per me è un paese meraviglioso da girare soprattutto fuori Londra.
Ha paesaggi e luci incredibili e che spiegano come Turner possa essere nato solo qui.
Si mangia discretamente bene un po' ovunque e, anche nei posti più assurdi, puoi sempre trovare un'alternativa al pub's food.

Avere la macchina qui, è una gran figata. Possiamo andare in spiaggia in meno di un'ora.
Certo il costume da bagno non è quasi mai indicato, a meno che tu non sia britannico, non sia stato abituato a metterti in bermuda a novembre e parte della tua alimentazione non consista in burro e alcol.
Dato che detesto mettermi in costume (7 giorni in Sardegna all'anno, per me sono più che sufficienti) e che amo stare in spiaggia vestita, fare hiking lungo le coste dell'Essex o del Devon con regalo finale di granchi freschi è una delle cose che giustificano il mio stare qui.

Prima di trasferirci, andare a fare hiking in Inghilterra è stata la nostra vacanza preferita per anni (escluso il Giappone): Cornovaglia, Devon, Galles e Yorkshire sono posti meravigliosi.
Certo non ve li consiglierei se: cercate vita notturna o simili, non vi piace la pioggia, il vento e 15° a luglio, vi annoiate a stare a guardare un paesaggio con una tazza di tè per ore, non amate i paesini in cui la vita muore alle 8. In questo caso meglio le città con più di 50.000 abitanti.




Quest'anno abbiamo scelto il Lake District, un'area boscosa piazzata appena sopra il Galles e a lato dello Yorkshire, 4/5 ore da Londra. Da sempre luogo di vacanza preferito dai Brits per le passeggiate, data la quantità di boschi e di quelle che qui chiamano montagne, ma che per gli italiani sarebbero solo colline.
A dir il vero hanno l'aspetto e la conformazione delle montagne, ma è come se un gigante le avesse schiacciate camminandoci sopra.



E' un luogo fatato, fatto di laghetti e boschi, pieno di conigli selvatici, tassi e daini, che ti attraversano la strada, per non parlare del numero infinito di pecore. Luogo che ha ispirato scrittori e poeti da sempre e casa d'elezione di Beatrix Potter.
E' quasi obbligatorio avere la macchina se ci si vuole spostare velocemente e non stare sempre nello stesso posto, ma i collegamenti con gli autobus non sono male.
E' un luogo, dove ci si alza presto e si cena al massimo alle 7 e si va a nanna che il sole è appena tramontato (verso le 10 in luglio).
Se si ama il trekking si può trovare di tutto, dalle camminate facili intorno ai laghi (bagni e parcheggi sono ovunque) a quelle impegnative di parecchie ore con belle salite lungo le montagne.
Noi abbiamo girato soprattutto la parte sud del Lake Distric intorno a Coninston.



Il mio amore per le camminate è pari solo a quello per i pranzi tardivi, intorno alle 3.30/4, a base di zuppe del giorno, té e scones o per i panini con le uova (occhio a impedire l'imburramento automatico) e per tutto quello che ha dentro una mela.
Gli inglesi sono maestri nell'allestire locali deliziosi dove pranzare a tutte le ore e dove stare per tempi lunghissimi, magari a leggere, lavorare a maglia o solo guardare il paesaggio. Si trovano sale da tè e cafè ovunque e sono luoghi che amo tantissimo e perfetti per rilassarsi dopo 6 ore di camminata. Nessuno ti chiederà mai di andartene o se vuoi ordinare altro. Si trovano sempre zuppe, molto spesso vegan, insalate e panini di tutti i generi, in porzioni non proprio dietetiche.
Evito poi di ribadire la mia passione per pub e gastro pub, credo di aver ossessionato chiunque per anni.




Per passare a qualcosa di più cibesco: le mele in estate non sono mai eccezionali (di solito san di poco), ma sono perfette per i crumble e grandiose se associate a quella che è la frutta estiva inglese per eccellenza: le bacche, ovvero lamponi, mirtilli, more e affini.
Ovviamente ho pensato bene di sposare un uomo che odia tutta la frutta estiva, quindi nei crumble al massimo io ci posso mettere le uvette, ma voi metteteci mirtilli o lamponi (congelati vanno benissimo, costano molto meno, soprattutto in Italia, dove per comprare i lamponi devi venderti un arto e sono perfetti per un dolce dell'ultimo momento come questo).
Ho preferito usare il burro di cocco rispetto all'olio, perchè ha un sapore e una resa migliore, tanto più che ormai si trova facilmente in tutti i negozi bio o su Amazon. Ricordatevi solo di toglierlo dal frigo un'ora prima di usarlo.

Per la base:
4 mele (meglio qualcosa di acidulo e croccante come una granny)
1 tazza di mirtilli o mezza di uvetta
2 C di sciroppo d'acero o malto di riso o agave
1 C di succo di limone

Per il crumble:
3/4 di tazza di fiocchi d'avena 
2 C di farina integrale
90 ml o 3 C di burro di cocco 
3 C di sciroppo d'acero o malto di riso o agave
1/2 tazza di mandorle
1 C di burro di noccioline (bio e non dolcificato)
la punta di un cucchiaino di carmamomo in polvere o di cannella
un pizzico di sale

Ammollate le uvette in acqua calda.Pelate e tagliate le mele a fette, mischiatele al resto degli ingredienti e mettete il tutto in una pirofila. Se usate i frutti idi bosco congelati, non fateli scongelare, cuociono in tempo minore delle mele e vi ritrovereste con della marmellata; quindi uniteli alle bele direttamente dal freezer.
In un frullatore mettete tutti gli ingredienti per il crumble e date una frullata veloce (non dovete ottenere una purea) e poi, aiutandovi con un leccapentola bagnato ogni volta, spalmate il composto sopra le mele.
Cuocete in forno caldo a 180° per venti minuti o fino a quando la copertura non comincia a brunire e le mele a fare le bollicine da sotto.
Si può mangiare tiepido o freddo. L'ing e tutti i britannici ci mettono a fianco il gelato.



Mi scuso per le foto da telefono, a volte è, non solo più leggero della tradizionale macchina fotografica, se avete già uno zaino pieno di roba necessaria come il Kindle o il lavoro a maglia, ma è molto più veloce, nel caso in cui l'ing abbia un cucchiaio in mano.

lunedì, maggio 09, 2016

La colazione della domenica



Qui due sono le cose sacre (a parte il pub del venerdì e la fila) la colazione e il week end.
La colazione mediamente si fa fuori, i posti carini non mancano e sono ovunque: nei quartieri più impensati della città improvvisamente trovi una decina di persone in fila ad aspettare di fare colazione nel nuovo cafè.
La domenica tutto inizia non prima delle 10. Prima delle 10, in giro ci sono solo runners e anziani, a volte anziani runners. Fare colazione tardi e farne una sorta di pranzo è molto normale. La fretta, che si può notare durante la settimana, la domenica non esiste, tutto si rallenta. 
PS Tutto questo non vale se lavori di domenica, ma anche i negozi non aprono prima delle 10 e chiudono al max alle 5.

Questo è il paese per me anche solo per la colazione: salata prima di tutto! 
L'odore nauseabondo di brioche di pessima qualità che ha tormentato per vent'anni le mie mattine all'uscita della metro, qui non c'è. Oddio a volte l'odore è quello del bacon bruciato o dell'uovo fritto in grasso non riconoscibile, ma il mio stomaco lo regge meglio.

Però io sono un'allodola, dalla nascita. Mi sveglio prestissimo e alle 11 di sera sono una larva.
Per ora viviamo in South London, zona molto negletta dagli italiani, ma tranquilla, ben servita, verdissima, piena di parchi di dimensioni gigantesche e a meno di un'ora dal mare e a 30 minuti dal centro.
Ho la fortuna di avere un bel parco a 4 minuti da casa e di essere da qualche tempo un'appassionata della corsa. 
Quindi la domenica mattina per me è:
nutrire i tre felini
lasciare dormire l'ing
fare pratica
uscire a correre
doccia
colazione 

La colazione quindi è a casa (troppo presto!) e non è una colazione macrobiotica. Il resto della settimana anche sì, ma la domenica no!

O meglio, il pane lo faccio io e le uova sono del contadino (un post lo meritano solo i farmers market), ma l'avocado non è per nulla macrobiotica, qui, però, sono da sturbo. Di una qualità che a Milano non ho mai visto, piccoli, scuri, molto saporiti e profumati: una vera delizia e se avete visto qualche puntata dei programmi di Nigella sapete di cosa parlo. Li vendono in tutti i supermercati o maturi e pronti da mangiare o da maturare a casa, con una certa differenza di prezzo. 
Comprate gli avocado belli maturi o fateli maturare in casa, devono essere morbidi al tatto e non verdi brillanti all'interno, si devono spappolare senza sforzo con una forchetta, se sono sodi sanno di saponetta. Occhio che abbiano il picciolo.

Una vera NON ricetta!

Pane integrale con semi (meglio se fatto in casa e con pasta madre)
1 avocado
1 uovo
sale
pepe
succo di lime

Tagliate a fette il pane e grigliatele. A parte pelate, togliete il nocciolo e schiacciate l'avocado in una ciotola condendolo con lime, sale e pepe. 
Tenete in caldo il pane e cuocete l'uovo come più vi aggrada. In questo caso ho preferito strapazzarlo con sale e una puntina di harissa.


lunedì, aprile 04, 2016

Del perché e del percome ...

Ci ho pensato per giorni, forse pure un pochino di più.

Ci sono persone che in questi mesi (tanti) di assenza completa mi hanno scritto e si sono preoccupate per me. A queste e forse un pochino a me stessa devo una piccola spiegazione.

Il blog è stato in pausa o meglio in ripensamento, perché lo è stata e lo è ancora tutta la mia vita.

Oh niente di tragico o di drammatico! Solo che che la mia vita ha fatto un giro di frittata.
Un riassunto.
Da qualche mese non vivo più in Italia, ma qui:




Chi mi conosce, sa che erano anni che lo dicevo "l'Italia non mi piace più, il lavoro mi sta stretto, vorrei andarmene e andarmene in Inghilterra"
Per anni ho creduto fosse solo un sogno, ma ho un marito, che a volte mi ascolta un po' troppo e visto che l'Italia non piaceva più nemmeno a lui, si è messo in gioco e nel giro di un mese ha trovato un altro lavoro (meglio pagato e più interessante) a due passi da London Bridge.
E stile principe azzurro travestito da ing (il che smorza subito il tono romantico) mi ha portato con lui.

E siamo stati folli, forse completamente incoscienti perché non abbiamo lasciato tutto perché senza lavoro o senza casa, ma perché qui abbiamo la speranza di avere una prospettiva diversa. 
In un'età dove di solito si tirano i remi in barca, noi stiamo riniziando tutto da capo.

Ora, dopo mesi di decisioni da prendere e paure da affrontare, ho voglia di farmi sentire di nuovo. Non so se qualcuno avrà ancora voglia di ascoltarmi, ma tant'è si scrive per se stessi prima di tutto.


Vi racconterò, a puntate, cosa ha voluto dire spostarsi e ribaltare la propria e l'altrui vita (famiglia, amici, gatti, lavoro). 
A questo aggiungerò luoghi, negozi, posti che sto imparando a conoscere e ad amare e brevi indicazioni su cosa fare a Londra di diverso (non facile, ma ci proverò) e su come arrivare qui ... metti che qualcuno sia interessato ad aumentare la comunità italiana :)

Cosa faccio ora?
In Italia, oltre al mio lavoro di content manager, ho insegnato per 10 anni tai chi e pratiche energetiche ... Beh ora pratico, studio, frequento corsi, corro, cerco di capire come funziona il mondo in un'altra lingua e mi dedico a capire cosa sul serio voglio essere di nuovo e, visto che non ho vent'anni, mi prendo il tempo per farlo (mi frullano in mente idee folli e questo è il posto giusto per tentare salti in alto).


Ricette?????
Oh yes vi ribeccherete pure quelle, ma per ora solo una foto dei miei pranzi 
britannici. Sì, ci sono gli scones ... parlerò pure di loro!


PS Se passate di qui, contattatemi e andremo a prendere una cuppa insieme!


martedì, gennaio 20, 2015

La zuppa del conforto





















Ogni zuppa, minestra, passato o roba calda per me è confortante.

Sono una sostenitrice della minestrina, è per me il cibo dell'influenza, della domenica sera o di quando sono triste e pure di quando non lo sono: stelline, brodo vegetale e un cucchiaio di lievito mescolato a mandorle. 
Amo la miso in modo innaturale e ho un marito che mi ha conquistata cucinandomi il minestrone con 35°. 
Per me la zuppa in genere è sul serio il cibo dell'amore, tanto che la faccio spesso quando invito i miei amici speciali. L'alternativa è il risotto (o il risotto al salto per chi è più speciale di altri).
Amare le zuppe è inoltre molto molto macrobiotico.
Però sto divagando.

Ci sono zuppe che mi confortano più di altre. 
Questa è perfetta. Fa bene all'anima, al corpo, è profumatissima, è l'inverno (ceci, erbe amare, brodo, carote) con un pizzico di estate (peperoncino, pomodoro secco, aglio).
Si può fare anche coi ceci in scatola, certo è migliore con quelli secchi, ma non sono una gran programmatrice di menu, quindi vedete voi se avete tempo o no.

L'idea di questa zuppa l'ho presa da Moka di Coquinaria, un forum di cucina spettacolare che lurko tutti i giorni con costanza da anni e anni.

Se amate le minestrine, leggete questo: Lella Costa

3 carote
2 spicchi d'aglio
10 pomodorini secchi
un pezzo di peperoncino fresco (o un pizzico di quello secco)
250 gr di ceci già cotti 
150 gr di tubetti
1 cucchiaio di dado vegetale (quello fatto da me)
una manciata di erbe amare (per me i gambi delle cime di rapa)
rosmarino e alloro (se vi piacciono)
acqua qb
2 cucchiai di olio extra vergine d'oliva
sale

Frullate carote, aglio, peperoncino, pomodorini in modo non troppo fino.
Mettetelo in una pentola con l'olio e fate stufare per benino unendo qualche cucchiaio di acqua.
Unite i ceci e le erbe amare, le erbe aromatiche e fate saltare, poi coprite con il brodo vegetale e fate cuocere per 30
minuti. Deve essere abbastanza brodosa quindi aggiungete acqua o brodo se vedete che si asciuga troppo.
Alla fine unite la pasta, aggiustate di sale e servite ben caldo. 
A volte, accanto ci piazzo una fetta di pane bruscato e sfregato con l'aglio .