Impressioni e impermanenza
Il Giappone è per me un grande amore con gli occhi aperti.
Come tutti gli amori della mia vita.
Sarà l'innato cinismo e l'immarcescibile ironia, non ho mai amato qualcuno o qualcosa ad occhi chiusi.
I colpi di fulmine non sono per me, i miei amori son lenti e meditativi e per questo amo per e malgrado i difetti a partire da mia mamma per arrivare alle gatte, al tai chi e alla macrobiotica.
Per il Giappone (e per l'Inghilterra) è la stessa cosa e così quando mi sveglio sul tatami, cammino per un giardino perfetto nell'imperfezione, sento le scale mobili parlarmi oppure sorrido alle spettacolari minigonne delle ragazzine mi si apre il cuore.
È un paese grazioso e severo, con miliardi di sfumature da cogliere con occhio attento viaggio dopo viaggio.
Un paese che non si piange addosso, che si rimbocca le maniche e da ogni tragedia esce con efficienza, orgoglio (difetto e pregio allo stesso tempo) e grazia.
Il viaggio questa volta è stato al sud, da Osaka in giù alla ricerca di un autunno che invece si è rivelato una tarda estate, tranne che in montagna.
Unica tappa obbligata imposta da me son stati tre giorni a Tokyo, la grande città che amo di più dopo Londra e nella quale riesco a non perdermi!
Un viaggio un po' fuori dalle rotte classiche da turisti, grazie a qualcuno che con il giapponese se la cava parecchio bene (... parlare bene inglese in Giappone è del tutto inutile) che ci ha regalato: parecchi aceri verdi
qualche acero con miliardi di sfumature rosse,
la ripidezza assurda delle scale di legno del castello di Hikone
una notte in un monastero a Koyasan, luogo tradizionale del buddismo giapponese
l'assurda pulizia di ogni luogo
l'atletismo dei pensionati
il silenzio di una mattina al cimitero buddista e la meraviglia del Toro-do
la rarità di facce occidentali
la gioia del sincretismo religioso
il casino di Halloween a Osaka
il pop giappo nei posti più incredibili
far colazione e cena nelle stazioni
due notti in un meraviglioso ryokan a Miyajima
lo stupore di vedere spazzare un bosco
la gentilezza complusiva
la bollitura nelle vasche in legno
gli alberi di Natale nelle stazioni
la bellezza dei boschi di Ise
un ristorante di daifu spettacolare e la gentilezza di un amico a Kyoto
tante polpette di polpo (takoyaki)
l'efficienza dei lost&found delle ferrovie
i ragazzetti danzanti di Kobe
la pazienza delle spose in posa
l'esaltazione del silenzio
gli onigiri a colazione
l'altezza dei crisantemi
la demenzialità dei cani nei passeggini e dei negozi per bestiole
le onde infuriate e le ranocchie del tempio di Futami
ritrovare il mio ristorante coreano preferito a Ueno (Tokyo)
l'amore per i viaggi in treno
aver migliorato il risucchio obbligatorio mangiando udon e soba
la giappopazzia del primo (e ultimo credo) ristorante italiano a Tokyo
tante ghiande sia nei boschi sia in valigia
e molto altro ... ma se vi racconto tutto ora come reggerete il fatto che non metto nemmeno una ricetta?
Purtroppo al ritorno dal viaggio son entrata in un tornado di attività che spero si cheterà la prossima settimana e mi darà il tempo di recuperare tutte le foto in raw, di cucinare per bene, fotografare e di fare la lotta con il divano per qualche giorno.
In ogni caso su Stray in Japan trovate altre descrizioni del viaggio!